I conflitti tra bambini nella scuola dell'infanzia e al nido potrebbero essere espressi attraverso morsi, graffi e litigi. Essi rappresentano eventi comuni che riflettono il loro naturale processo di crescita emotiva e sociale. Porsi tra i bambini che litigano non come un arbitro, ma come un facilitatore, è necessario per far loro imparare a gestire il conflitto. Non si deve cadere nell'etichettare quel bambino o quella bambina come la vittima o l'aggressore, non esistono prede o predatori, solo piccoli esseri umani che devono imparare a gestire alcune situazioni. Certi episodi, per quanto possano generare preoccupazione negli adulti, sono tappe evolutive normali che richiedono una gestione educativa consapevole e funzionale. La rabbia è un’emozione primaria, indispensabile per la vita e lo sviluppo di ogni individuo e deve essere accolta e convalidata. In molte culture, tuttavia, viene considerata negativamente, soprattutto quando si traduce in comportamenti come morsi o graffi. Frasi come “Non ti arrabbiare” o “Non farmi arrabbiare” possono creare confusione nei bambini, portandoli a credere che provare rabbia sia sbagliato. In realtà, è fondamentale distinguere l’emozione dal comportamento: provare rabbia è legittimo, ma i bambini devono imparare a esprimerla in modi accettabili. Il ruolo dell’educatore, del docente e delle figure di riferimento è quello di etero regolare il bambino, cioè aiutarlo a riconoscere le proprie emozioni fornendo alternative accettabili per sfogare le stesse. Una gestione efficace dei conflitti richiede che gli adulti accolgano le emozioni dei bambini, riconoscendole e validandole. Dire a un bambino: “Capisco che sei arrabbiato perché non puoi fare quello che vorresti. La rabbia passerà, se vuoi puoi soffiarla via dalla bocca”, è un esempio di approccio empatico che insegna al bambino a sentire le emozioni, a non giudicarle e a canalizzarle in modo efficace. Un concetto deve essere molto chiaro: accogliere le emozioni non significa permettere ogni comportamento.
Mantenere limiti chiari è essenziale per creare un ambiente sicuro. I limiti devono essere comunicati con fermezza e gentilezza: “Non si può mordere gli altri. Se sei arrabbiato, possiamo dirlo con le parole oppure trovare un altro modo per sentirsi meglio”. Questo aiuta il bambino a comprendere le regole senza sentirsi rifiutato o giudicato. Facendo qualche esempio, se un bambino tende a mordere, possiamo proporgli di usare le parole per esprimere il suo disagio o dargli un oggetto morbido da stringere. L’obiettivo è fornire strumenti per canalizzare l’emozione in modo costruttivo. Ricordiamoci sempre che adulti sono i principali modelli di comportamento per i bambini, per questo motivo è fondamentale essere un esempio riguardo al come gestire la frustrazione o la rabbia in modo sano: i bambini imparano osservando le nostre reazioni quotidiane. Questo significa che se ci arrabbiamo e sfoghiamo la nostra rabbia, magari provocata proprio da ciò che il nostro bimbo ha fatto, con una sculacciata e tanti strilli, è logico il bambino replicherà questo modello sui propri pari e anche con i genitori. Ecco perchè in educazione è fondamentale agire mantenendo la calma. Gestire morsi, graffi e litigi in modo educativo significa accogliere le emozioni, stabilire limiti chiari e offrire strategie alternative. Così facendo, aiutiamo i bambini a sviluppare competenze fondamentali per la loro crescita emotiva e sociale, evitiamo che i comportamenti scorretti diventino la regola, preparando il terreno per una vita relazionale più serena e consapevole. Buona educazione a tutti!